giovedì 12 novembre 2009


La Transilvania liberata (Effigie, Milano, 2005)

Dalla recensione di Enzo di Mauro, il Manifesto, 16 luglio 2005:
“I traffici devoti che Kemeny intrattiene col mito e col Sublime, qui si intrecciano con millimetrica precisione alla concreta evocazione di quadri spalmati di cupo realismo e di squarci metropolitani, contrassegnati da una pronuncia civile, da un timbro morale. Tuttavia, coloro i quali ricordano per privilegio d’età i primi anni settanta a Milano e la fluida, passione naturale di animatore culturale e di irresistibile performer che lo vide attivissimo (insieme a Nanni Cagnone) nei locali della galleria d’arte “Il Mercato del Sale” di Ugo Carrega, possono sempre nutrire la loro memoria guardando la contro copertina del libro, dove troveranno Tomaso Kemeny in divisa da ufficiale napoleonico. Dolente e felice, questo poeta appartato e vestito di gloria rammenta con ostinazione e fedeltà come non fu vano, una volta e sempre, il suo giovanile incontro con André Breton. Sul lungomare di Nizza, mi pare, se l’incombente vecchiaia non m’inganna.”
Dal saggio di Cesare Segre La Transilvania liberata dalla poesia (Strumenti critici,
113, Bologna, il Mulino, Anno XXII, Gennaio 2007, Fascicolo 1):

“… il poema muove tra un passato mitico, con le sue divinità, i suoi eroi, i suoi simbolismi e il passato storico, giungendo fino alla storia recente. Individuare una linea espositiva coerente sarebbe impossibile, dato che le grandezze in gioco (mondo dei guerrieri antichi,, mondo dei miti, visioni astrologiche, incarnazioni sovratemporali, scene di attualità, profezie) stanno su piani molto diversi, e l’originalità del poema sta proprio nel continuo slittare tra un piano e l’altro; come nei sogni.”

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