sabato 14 novembre 2009

Dall’Almanacco dello Specchio, 12, a cura di Marco Forti, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1986. Due sequenze poetiche “Il nome inciso” e “Ragazza che si stende”:

“Poesia superflua e obsoleta
cancella il nome inciso.
Sfuma la distanza dalla lapide.
Dalla rosa che abbaglia si levano
ali nere nella bruma. Farfalla
si posa nivea sul dorso
invisibile all’obiettivo e allo
stormo stridente sulla spuma.”


“Se ti stendi per perforare i cieli
l’azzurro vede con i tuoi occhi.
Il fuoco sorge tra spine di ghiaccio
quando un prato di piume dilata
il letto senza scampo. Se mi prendi
schegge
di cristallo moltiplicano il lampo.”

Commento di Giuliano Gramigna: “…l’ilarità, dunque, si presenta come un dato da cui partire per le suites che vengono presentate qui. Ma è l’abilità di cambiare le carte in tavola che mi sembra la qualità più autentica di un poeta come Kemeny, arrivato a maturazione; dono non appena del preconscio, ma addirittura dell’inconscio.”

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