Melody (Marcos y Marcos, Milano, 1997):
“ ‘Hanno portato puttane ad Eleusi’
canta il miglior fabbro turbato
dalla pestilenza che
disgrega lingua, tempio e focolare.
La donna più bella, svenduta,
nella notte che precipita
cerca il sole.”
Dalla recensione di Giuseppe Conte,”Il magico Kemeny”, il Giornale, 17 luglio, 1997 :
“C’è il canto delle origini in Kemeny, una continua spinta aurorale: la consapevolezza della crisi, del ‘lutto di una civiltà intera’, come quella occidentale, non può cancellare la grazia di una voce di bimba che invoca “la luna troppo bella e sola”. L’archetipo di una bambina astrale e quello della Musa ricorrono frequenti…Un palpito teogonico passa nei suoi versi del tutto laici, intrisi di pagana pietà naturale…Ma come dimenticare Kemeny in divisa da ufficiale napoleonico che invoca le Muse sul sagrato di Santa Croce occupata, il 1° ottobre del 1994? Come dimenticare il suo gesto a un mesto e dignitoso convegno di poeti a Milano, quel suo pugnale sguainato non a ferire qualcuno, ma a strappare il velo della menzogna e della rinuncia? Chi è stato alla sua celebrazione di un rito in onore della primavera sulle rive del Ticino, nel marzo del 1995, mi ha raccontato di averne ricevuto una spinta di energia magica nuova, tale da cambiare un’esistenza…L’uomo non libresco, il mago cantore, il dolcissimo compagno d’armi è anche dotto, uno che traduce da tante lingue: ed ecco nel libro traduzioni dal greco, dal latino, dall’inglese, dal francese, dallo spagnolo, dall’ungherese , come una dichiarazione d’amore e di poetica ecco Tirteo, Ovidio, Marlowe e Byron, Breton e Dylan Thomas, la sua limpida tradizione personale. Kemeny, d’origine ungherese, fa anche atto d’omaggio a Ady Endre, Kosztolànyi, Jozef Attila, Szkàrosi Endre…”
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